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EMT Blog
  • Articolo
  • 30 settembre 2020
  • 11 min di lettura

La comunicazione (interculturale) come competenza e sbocco professionale per gli studenti di traduzione

Della Dott.ssa Ludovica Maggi, Ricercatrice Associata, Intercultural Communication and Translation, ISIT, Parigi Tradotto in italiano da Debora Kalebić, Emma Falghera e Nurah Omar, studentesse del Corso di Laurea magistrale in Traduzione Specialistica e Interpretazione di Conferenza (a.a. 2023-2024), IUSLIT, Università di Trieste

Keyboard and post-it notes on a desk

 

A gennaio 2014 ho firmato il mio primo contratto di lavoro con l’ISIT, Institut de Management et Communication Interculturels di Parigi. Si trattava di un incarico per un corso di traduzione tecnica, seguito da un altro di traduzione web, e poi un altro ancora di traduzione aziendale.

Sono arrivata a Parigi con un bagaglio di conoscenze variegato, che a volte si è rivelato, e continua a rivelarsi, un ostacolo in un Paese in cui la coerenza è un credo logico e in certi ambiti professionali l’esperienza in settori non affini tende a essere percepita come una dimostrazione di minore competenza nel settore di pertinenza anziché come fonte di abilità aggiuntive, e tanto meno un valore aggiunto. Ho studiato Lettere, poi mi sono specializzata in Gestione e Comunicazione Aziendale e ho lavorato nel mondo del marketing internazionale prima di tornare al mondo delle lingue (moderne) e intraprendere un nuovo percorso prima universitario e poi professionale nell’ambito della traduzione e dell’interpretazione, con particolare interesse nel settore istituzionale, commerciale e del marketing.

Fin dal primo giorno è stato chiaro che nessuno all’ISIT mi avrebbe mai criticata per aver approfondito così tanti (e disparati!) percorsi. Al contrario, mi sono sentita rassicurata di aver messo piede in un ambiente con una mentalità insolitamente aperta, un luogo in cui la poliedricità veniva vista come la chiave più naturale del successo accademico e professionale.

Cinque anni più tardi, mi sono trovata a dirigere il Master dell’ISIT in Comunicazione e Traduzione Interculturale, che per me significa accogliere e sviluppare una visione di traduzione radicata nella comunicazione (interculturale) attraverso l’insegnamento, la ricerca e l’ingegneria pedagogica.

In occasione della Giornata Internazionale della Traduzione, questo articolo rappresenta un manifesto semplice ed essenziale sull’enorme potenziale della comunicazione (interculturale) per la formazione e la pratica traduttiva, così come ho imparato a valorizzarla e promuoverla all’interno del Master.

La comunicazione per la traduzione o la traduzione come comunicazione

All’ISIT, il motto “traduzione è comunicazione” non è affisso alle pareti, poiché è impresso nella mente di ogni studente e poiché diffuso nel corso di Teorie della Comunicazione e della Traduzione, quando agli studenti viene insegnato che i principi generali della comunicazione sono alla base di una buona traduzione. La traduzione, infatti, non ha per oggetto una serie di parole, bensì un’intera situazione comunicativa. A tal proposito, il modello lineare “comunicatore – messaggio – mezzo – ricevente”, in altre parole chi dice cosa, attraverso quale mezzo e a chi, è la base di un approccio critico dei testi di partenza e di arrivo che tiene in considerazione anche i risultati desiderati, le possibili interferenze, la ricezione e il riscontro, e che si estende anche alla pragmatica, composta dalle fondamentali categorie dell’atto linguistico, del contesto e della performance, ovvero la realizzazione di un atto linguistico all’interno di un contesto (materiale del corso di C. Durieux).

Sulla base di ciò, si tiene anche conto della testualità e dell’analisi del discorso.

La considerazione della dimensione testuale in traduzione, ispirata ai linguisti testuali, in particolar modo al francese J. M. Adam, vuole sensibilizzare gli studenti sul ruolo chiave che la connessione gioca nella comunicazione scritta. Agli studenti viene chiesto di strutturare la riverbalizzazione (D. Seleskovic/M. Lederer) non soltanto attraverso la riproduzione della coerenza semantica e della coesione linguistica (nello specifico, rispettando marcatori dell’enunciato, indicatori temporali e spaziali, connettivi logici), ma anche collocando i segmenti di partenza in un sistema di arrivo funzionale, in cui le scelte strutturali formali influiscono sulla ricezione del messaggio.

Più precisamente, oltre ad apocope, sincrasi e distanziamento dei segmenti di partenza, ciò potrebbe implicare un intervento sull’ordine interno dei segmenti stessi, per gestire la focalizzazione e la progressione tematica (informazioni note – informazioni nuove) nel rispetto delle aspettative dei parlanti della lingua di arrivo e/o dei canoni stilistici della stessa.

L’analisi del discorso (D. Maingueneau, P. Chareaudeau) viene introdotta per approfondire le conoscenze fornite dalla pragmatica, evidenziando la base sociale della comunicazione. Gli studenti di traduzione vengono incoraggiati a considerare le categorie teoriche dell’analisi del discorso al fine di comporre testi di arrivo in cui la funzionalità comunicativa generale sia arricchita dalla consapevolezza del contesto extra-testuale effettivo in cui il discorso viene prodotto e ricevuto.

A tal scopo, si ricorda loro soprattutto l’importanza dell’identità sociale (conoscenze, competenze e autorevolezza dell’argomento della comunicazione come riconosciute dagli interlocutori) e dell’identità discorsiva (adeguatezza della forma e del contenuto del discorso rispetto all’identità sociale, possibilità di successo del contatto con gli interlocutori e credibilità rispetto all’argomento). Inoltre, il contratto, la situazione e il genere comunicativi vengono rispettivamente presentati come 1) la comprensione reciproca della costruzione, dell’interazione e dell’influenza del significato in quanto obiettivi primari della comunicazione; 2) il luogo sociale in cui avviene la comunicazione, ovvero un particolare ambito di attività con ruoli, relazioni, obiettivi e tematiche specifici ad esso collegati; 3) l’insieme di forme e abitudini linguistiche condivise da una comunità di pratica specifica. Vengono menzionati anche gli obiettivi della comunicazione, quali informazione, prescrizione, dimostrazione o istruzione, nonché gli atteggiamenti discorsivi, quali neutralità, coinvolgimento, persuasione, polemica o drammaticità. Inoltre, viene richiamata l’attenzione sugli immaginari socio-discorsivi, ovvero quei sistemi soggiacenti di credenze che modellano il contenuto del discorso e alimentano l’intertestualità. Viene affrontata anche l’analisi critica del discorso, con un focus sui campi tematici legati alle dinamiche del potere (T. Van Djick).

Infine, la comunicazione viene reinserita nel cerchio come cornice pragmatica complessiva: una rete sistemica di attori, obiettivi, strategie e canali (la politica, il settore aziendale, i media, l’opinione pubblica, internet…) in cui singoli atti comunicativi avvengono e assumono significato.

La traduzione per la comunicazione, o il traduttore come professionista della comunicazione

Presso l’ISIT la comunicazione non costituisce unicamente una base teorica, bensì, intesa come sfera professionale, la si considera l’ambiente di ricezione primario della traduzione. In tal senso, la traduzione non dovrebbe solamente essere comunicativa in modo generale, ma anche adeguata agli scopi comunicativi di soggetti specifici: aziende, brand, istituzioni nazionali e organizzazioni internazionali, media, e altri. Per affrontare questa sfida, la formazione degli studenti prevede lo sviluppo di una capacità comunicativa mirata: il principio della comunicazione “chi dice cosa, attraverso quale mezzo e a chi”, arricchito da una consapevolezza del discorso e da un’idea chiara delle pratiche comunicative aziendali, istituzionali e dei media, guida l’analisi concreta delle strategie, dei messaggi, dei piani, degli obiettivi, del tono, e degli strumenti comunicativi di un potenziale cliente in un dato contesto, in relazione sia alla sua attività, sia all’ecosistema esterno. Gli studenti si ritrovano a dover affrontare principalmente relazioni di responsabilità sociale d’impresa (in inglese Corporate Social Responsibility report, CSR), comunicazioni finanziarie, contenuti di e-commerce, materiali pubblicitari, relazioni parlamentari, comunicati stampa, video interviste, siti web istituzionali, pubblicità progresso, profili social di fondazioni, ONG o personaggi pubblici, documenti tecnici (interni, B2B o B2C), materiali di divulgazione scientifica, articoli di cronaca, e altri.

Per comprendere meglio ciò che implica concretamente ogni testo di partenza, viene promossa la conoscenza esaustiva delle pratiche comunicative attraverso una serie di corsi teorici e interattivi non prettamente di traduzione: gestione aziendale, comunicazione aziendale, comunicazione digitale, pianificazione della comunicazione, marketing, web marketing, analisi e creazione di interfacce web, branding, gestione delle community aziendali, comunicazione internazionale, comunicazione di crisi, comunicazione degli uffici stampa. Una serie di seminari integrativi di scrittura e traduzione (traduzione per il web, traduzione della comunicazione aziendale, traduzione-comunicazione-transcreazione, scrittura per il web, e altri) permettono agli studenti di esercitare la traduzione per la comunicazione, prestando particolare attenzione al tono del discorso e alla disposizione del testo di arrivo.

Gli studenti di traduzione, grazie all’acquisizione di un’ottica e di competenze comunicative, vengono incoraggiati a considerarsi comunicatori e a posizionarsi all’interno del mercato come tali. In realtà, fanno gioco di squadra con altri professionisti della comunicazione, aiutandoli a raggiungere gli obiettivi dei loro clienti. Inoltre, condividono con i comunicatori una serie di metodologie di lavoro e competenze, il che giustifica appieno la loro appartenenza alla stessa categoria professionale. Così come i comunicatori, i traduttori sono esploratori di fonti: spesso si trovano di fronte ad argomenti di cui non sono esperti, sanno come analizzare velocemente le risorse disponibili per comprendere appieno il contesto generale, i punti principali, le dinamiche chiave, gli obiettivi, i soggetti in gioco e la terminologia specialistica. Così come i comunicatori, i traduttori sono fornitori di comunicazione: lavorano per un cliente, danno voce al suo messaggio, lavorano con le parole, con i testi e con i generi testuali soddisfacendo le sue esigenze comunicative specifiche. Così come i comunicatori, i traduttori prestano attenzione al destinatario: sanno che il messaggio del cliente spesso non può essere trasferito così com’è, in quanto generato all’interno della “comfort zone” del cliente poiché basato su concetti e gerghi settoriali, scorciatoie razionali e mentalità condivise che, paradossalmente, devono essere in qualche modo diluite affinché il discorso di partenza venga recepito dal pubblico di arrivo nel modo più efficace possibile, così come auspicato dal cliente.

Seguendo questo filo logico, si potrebbe trarre una conclusione “non traduttiva” ancora più radicale: quando gli studenti colgono il senso della comunicazione applicata alla traduzione, comprendono l’obiettivo comunicativo della traduzione e si rendono conto di essere in una condizione di parità rispetto ai comunicatori, allora possono osare e oltrepassare la linea, decidendo, dopo la laurea, di avviare una carriera nel settore della comunicazione. Ciò avviene con una notevole marcia in più, ovvero competenze linguistiche e interlinguistiche, che non sono la norma tra i laureati in comunicazione e che le organizzazioni operanti a livello internazionale apprezzano particolarmente. Si può ambire a lavori che richiedono la comunicazione scritta (multilingue), come social media manager, specialista di pubbliche relazioni, addetto stampa, editor, copywriter, content manager, specialista SEO, manager di localizzazione; così come ad altri ruoli che non necessariamente si focalizzano sulla scrittura: sia posizioni specializzate, come event manager o analista web, sia posizioni polivalenti, ad esempio addetto alla comunicazione interna o esterna e key account manager. Dopo alcuni anni di esperienza c’è la possibilità di essere assunti per ruoli più strategici.

Un passo avanti: la comunicazione interculturale

La relazione trasversale tra traduzione e comunicazione che ho cercato di delineare non può essere completa senza includere una parola che fin qui è rimasta tra parentesi: interculturale.

Infatti, presso l’ISIT la comunicazione non è soltanto comunicazione, sia essa intesa come pratica discorsiva o come settore professionale. La comunicazione è prima di tutto interculturale, vale a dire che è profondamente legata agli studi interculturali: una rete di teorie e di approcci che mirano a descrivere e comprendere l’impatto della cultura su una serie di fenomeni, tra cui il comportamento sociale, la governance e il management, l’arte, l’interazione umana, la comunicazione e le azioni della politica internazionale e del business. Questa rete ruota attorno a poli diversi, che riassumerei indicativamente in questo modo: teorie generali della cultura (approccio culturale); studi contrastivi delle culture sulla base di categorie descrittive (approccio transculturale); studio delle interazioni tra individui e gruppi appartenenti a culture diverse (approccio interculturale); gestione di gruppi di lavoro multiculturali; questioni sociali e di governance relative all’incontro o alla coesistenza di gruppi culturali diversi.

È d’obbligo una precisazione metodologica: la cultura non deve essere concepita esclusivamente in relazione a gruppi nazionali (sempre che l’esistenza di gruppi geografici o etnici chiaramente definiti sia riconosciuta e/o accettata a livello epistemologico), ma dev’essere intesa (permettetemi una definizione approssimativa) come una serie di conoscenze, valori e pratiche che contribuiscono a modellare la mentalità di un individuo o di un gruppo e a determinarne il modo in cui concepisce il mondo e interagisce con altri individui e gruppi. In quest’ottica, la cultura può far riferimento a fasce di età, comunità professionali, gruppi di consumatori, categorie di destinatari per l’informazione e la comunicazione, e altro ancora.

Presso l’ISIT, gli studenti di traduzione per la comunicazione sono messi a parte di questo quadro teorico e vengono incoraggiati a considerare l’impatto dei fattori culturali sulla comunicazione, prodotta da un soggetto e recepita da destinatari che non condividono la stessa base culturale. Ciò si applica generalmente alle attività comunicative dei soggetti menzionati in precedenza (aziende, istituzioni, media, …) ed è particolarmente rilevante per la gestione della comunicazione scritta attraverso la traduzione. Ovvero, all’interno degli atti comunicativi, la lingua, il discorso e la testualità hanno una connotazione culturale. Di conseguenza, si richiede agli studenti di tenere conto del divario che si potrebbe creare tra la produzione e la ricezione, e di riuscire a gestire in modo critico i testi al fine di ripristinare l’efficacia comunicativa. A tale scopo, la formazione degli studenti include il riconoscimento e lo sviluppo della competenza interculturale, che richiede la consapevolezza del possibile divario culturale tra il mittente e il destinatario della comunicazione; l’analisi della percezione reciproca dei due soggetti e i possibili effetti di questa percezione, da un lato sul discorso che viene prodotto e dall’altro sui modelli di ricezione; il riconoscimento dei propri preconcetti culturali; l’acquisizione della fiducia nelle proprie azioni comunicative in quanto traduttori per la comunicazione.

In tal senso, la consapevolezza interculturale e comunicativa (dovrei forse azzardare e parlare di competenze?) possono trasformare i traduttori in protagonisti, rendendoli consapevoli del loro valore distintivo e aiutandoli ad affermarsi all’interno del mercato che preferiscono. Dopotutto, se “traduzione è comunicazione”, si potrebbe pensare a una grande sfera professionale condivisa, all’interno della quale la poliedricità sia davvero la chiave del successo.

Dettagli

Data di pubblicazione
30 settembre 2020
Lingua
  • bulgaro
  • neerlandese
  • inglese
  • italiano
Categoria EMT
  • Competenze di traduzione