Nel corso dei decenni la professione di traduttrici e traduttori è sensibilmente cambiata e allo stesso modo ne è mutata anche la rappresentazione: da un’immagine stereotipata del professionista nell’ombra che lavora con carta e penna alla traduzione di un’opera letteraria, oggi ci troviamo dinnanzi a una realtà sostanzialmente diversa, in cui si lavora quasi esclusivamente davanti a uno schermo consultando glossari e banche dati online.
Nell’era digitale, infatti, la tecnologia non solo costituisce allo stesso tempo una minaccia e uno strumento di lavoro per i traduttori, ma è anche uno dei mezzi con cui si mostrano al mondo. L’immagine dei traduttori trova spazio sia sui social media, in cui i professionisti possono mostrare la realtà del proprio lavoro, sia nella stampa, dove d’altro canto tale narrazione è quasi sempre opera di giornalisti, generalmente estranei alla professione.
I social media hanno rivoluzionato il modo in cui i traduttori si presentano al mondo, interagiscono tra loro e con il pubblico. I social permettono loro di condividere esperienze professionali, di offrire ai follower – costituiti da utenti nel settore ma anche da inesperti – consigli linguistici e di crearsi uno spazio dove fare networking tra professionisti e con potenziali clienti.
Navigando nel mare dei social è possibile imbattersi in numerosi profili di professionisti, come quello di Martina Di Carlo (su Instagram @martinadicarlo_traduttrice), che passa da un post dal titolo “Tre cose che avrei voluto sapere a inizio carriera” a un reel su “Come si dice ‘essere al verde’ in inglese e in tedesco?”.
Il social media che per eccellenza permette agli utenti di mettersi in contatto professionalmente con colleghi e clienti è LinkedIn. Su questa piattaforma possiamo trovare numerosi profili di traduttori, tra cui quello di Madalena Sánchez Zampaulo, che racconta di come l’uso regolare di LinkedIn si sia dimostrato con il tempo uno degli strumenti più efficaci nella costruzione di relazioni professionali e di rapporti con i clienti.
Dal momento che i social offrono uno spazio di autorappresentazione in cui i traduttori mostrano la vita professionale dal proprio punto di vista, questi costituiscono un mezzo per abbattere i pregiudizi che spesso riguardano questa categoria professionale. In un articolo de Il Post intitolato La solitudine dei traduttori si legge: “Nella classifica dei mestieri solitari, i traduttori si giocano il primo posto con i guardiani del faro”. Tutto questo ha però modo di essere smentito da post su Instagram come quelli di Francesca Castellitto (su Instagram @traduteacher), che mostra con semplici foto come la vita dei traduttori possa essere anche ricca di rapporti interpersonali, viaggi e soddisfazioni. La stessa Castellitto in una didascalia spiega come la flessibilità che caratterizza questo lavoro le abbia concesso di coltivare hobby e di viaggiare in libertà combinando il tempo libero al lavoro, un privilegio che se avesse scelto un altro mestiere non avrebbe avuto.
Se, come abbiamo visto, i social network permettono ai traduttori stessi di raccontarsi professionalmente, sui giornali i professionisti della lingua vengono spesso rappresentati da una prospettiva estranea al mestiere. Ci sono casi in cui i giornalisti prendono le parti dei traduttori, non solo sostenendo la tesi che questa categoria professionale sia minacciata dalla tecnologia, pur restando insostituibile, ma anche esaltando il valore di questa professione, troppo spesso dimenticato o sottovalutato. I giornalisti, infatti, scrivono dei traduttori come di professionisti i cui meriti non sono sufficientemente riconosciuti, anche dal punto di vista remunerativo; una narrativa basata su un senso di ingiustizia e di mancanza di riconoscimento avvertito dai traduttori stessi. I giornalisti appoggiano questa causa, riportando nel concreto la richiesta dei traduttori di vedere il proprio nome riportato sulle copertine dei libri che traducono. Ne sono un esempio i vari articoli del Guardian[i] in cui si racconta la battaglia portata avanti dalla traduttrice Jennifer Croft, che su Twitter ha affermato di non avere più intenzione di tradurre alcun libro finché non vedrà anche il suo nome stampato in copertina.
D’altra parte, capita anche che i giornalisti siano particolarmente severi nel giudicare il lavoro dei traduttori, focalizzandosi unicamente sul risultato finale senza considerare il processo traduttivo nel suo complesso. Sono un esempio le critiche ai presunti errori di traduzione dalle conseguenze catastrofiche, tra cui la resa inaccurata del comunicato del primo ministro giapponese Kantaro Suzuki in risposta all’ultimatum degli americani, che viene spesso descritto dalla stampa come la causa dello sgancio della bomba atomica su Hiroshima.[ii]
L’immagine delle traduttrici e dei traduttori sui social network e nella stampa è quindi il risultato di una trasformazione significativa, dovuta alla rapidissima evoluzione tecnologica e sociale a cui abbiamo assistito e continuiamo ad assistere tutt’oggi. Come è emerso, i social e i giornali sono mezzi di comunicazione e di espressione radicalmente differenti, dal punto di vista dello scopo, dei mittenti e dei destinatari. Ne consegue che la rappresentazione della professione varia a seconda del canale di comunicazione: i social offrono ai professionisti uno spazio per esprimere in prima persona le proprie idee, dando loro anche la possibilità di sfatare stereotipi e falsi miti. D’altro canto, i giornali hanno il potere di amplificare la voce dei traduttori e plasmare l’opinione pubblica. Pertanto, è necessario che i giornalisti garantiscano una rappresentazione dei traduttori basata su una visione equa, rispettosa e precisa della professione, tenendo conto del valore del lavoro dei traduttori come mediatori tra lingue e culture in una società interconnessa e globalizzata.
Sitografia
https://www.atanet.org/business-strategies/social-media-and-translators/
https://www.internazionale.it/notizie/anna-franchin/2024/04/09/traduttori-automatici-studiare-lingue
[i] https://www.theguardian.com/books/2021/sep/10/why-translators-should-be-named-on-book-covers; https://www.theguardian.com/books/2023/jul/03/translation-is-an-art-why-translators-are-battling-for-recognition.
[ii] https://www.nsa.gov/portals/75/documents/news-features/declassified-documents/tech-journals/mokusatsu.pdf.
Dettagli
- Data di pubblicazione
- 24 settembre 2024
- Autore
- Direzione generale della Traduzione
- Lingua
- inglese
- italiano
- Categoria EMT
- Esperienza lavorativa/occupabilità