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EMT Blog
  • Articolo
  • 17 ottobre 2024
  • Direzione generale della Traduzione
  • 5 min di lettura

Qualità in traduzione? Facile forse neanche a dirsi…figuriamoci a ottenersi

Di Giulia Bilotti e Vuk Mišić, studenti del corso di Corso di Laurea magistrale in Traduzione Specialistica e Interpretazione di Conferenza (a.a. 2023-2024), IUSLIT, Università di Trieste

Photo of a poster with the phrase 'we love languages' in several European languages
Fotografia scattata in occasione della Giornata del Multilinguismo 2024 presso il Parlamento Europeo di Bruxelles

Come descrivereste il concetto di qualità in traduzione? Noi ce lo siamo chiesti e ci siamo resi conto che non è facile rispondere a questa domanda, anzi. Non esiste una sola risposta corretta dati i numerosi fattori da prendere in considerazione quando parliamo di qualità. Iniziamo col dire che il concetto di qualità nell’ambito della traduzione può essere applicato al processo traduttivo o al prodotto finale. Se prendiamo in considerazione solo il prodotto finale dobbiamo capire, per stabilirne la qualità, che tipo di prodotto abbiamo tra le mani, come ad esempio un testo tecnico-scientifico che spiega come si usa l’apparecchiatura per la TAC, un testo saggistico-letterario sul ruolo della donna durante il franchismo, un’audioguida per visitare un museo oppure un documentario sottotitolato. Gli aspetti da considerare per valutare la qualità finale cambiano quindi in base alla tipologia di prodotto: se in un testo saggistico-letterario le parole possono essere lunghe e ricercate, diverso è il caso di un prodotto audiovisivo con sottotitoli. Questi ultimi, infatti, devono sottostare a vincoli di spazio e di tempo molto stretti, per cui bisogna scegliere parole più corte per risparmiare caratteri: tra adesso e ora, quest’ultima sarà quella da scegliere. I sottotitoli rappresentano il passaggio da un dialogo orale ad uno scritto e crediamo che siano esemplificativi per parlare anche del mezzo o canale attraverso cui passa la traduzione, aspetto fondamentale da considerare per valutare la qualità. Ad esempio, quando si traduce un testo destinato a un’audioguida è importante usare parole non troppo complesse da pronunciare perché potrebbero creare difficoltà per chi leggerà il testo ad alta voce e lo registrerà.

Un ulteriore aspetto imprescindibile per valutare la qualità di una traduzione è capire perché un testo viene tradotto, per quale tipologia di pubblico, dove viene usato e come viene distribuito. Se consideriamo la Skopostheorie sviluppata da Vermeer nel 1978, ogni testo è realizzato per uno scopo preciso, e così le traduzioni (cfr. Reiß/Vermeer, 1984). Prendiamo ad esempio una situazione in cui dobbiamo tradurre il manuale di un tostapane. Se il manuale viene tradotto per il grande pubblico, il traduttore dovrà essere molto preciso nello spiegare bene e con termini semplici ogni singolo procedimento da seguire; se, invece, il manuale viene tradotto per i tecnici dell’assistenza, non è necessario che il traduttore perda tempo nello spiegare ogni procedimento nei minimi dettagli (Byrne 2012, 12). Alla fine avremo due traduzioni molto diverse tra loro nonostante il testo di partenza sia lo stesso. Proprio perché dallo stesso testo possiamo avere molte traduzioni, la Skopostheorie ha introdotto anche il concetto di translation brief (Byrne 2012, 12), ovvero tutte le informazioni essenziali per definire una strategia di traduzione che tenga conto dello stile, del registro e della gestione dei riferimenti culturali in base all’uso che sarà fatto della traduzione.

Nel corso dei nostri studi ci siamo resi conto che per valutare la qualità in traduzione è importante considerare anche i rapporti di potere che si instaurano nell’attività traduttiva, non esente da ideologie e interessi perseguiti da chi commissiona una traduzione. Si pensi al rapporto tra culture egemoni e subordinate o a determinate scelte traduttive imposte dalle case editrici. A tal proposito, vogliamo riflettere sul legame tra qualità e fedeltà in traduzione. Per illustrare quest’idea potremmo partire dalle osservazioni di Venuti (1995, 14-17) sulla tendenza addomesticante della cultura anglo-americana, dove i testi stranieri vengono appiattiti per consegnare ai lettori di arrivo un prodotto che si discosti quanto meno dalla loro realtà culturale. Così facendo si corre il rischio, però, di omettere informazioni importanti relative alla cultura di partenza e alle intenzioni complessive dell’autore. Per fare un esempio che si inserisce in questo filone, possiamo fare riferimento alla traduzione in tedesco del 1950 del Diario di Anna Frank, in merito alla quale Lefevere (1992, 66-67) evidenzia l’edulcorazione o addirittura l’omissione di osservazioni offensive nei confronti dei tedeschi. Basandoci su questi riferimenti, crediamo che la mancata fedeltà all’originale possa avere ripercussioni sulla qualità della traduzione.

Però potrebbe essere vero anche il contrario? Un’eccessiva attenzione alla fedeltà potrebbe essere controproduttiva ai fini della qualità? Ebbene, come abbiamo potuto vedere con il nostro lavoro di traduzione letteraria per la tesi di laurea triennale, la risposta è affermativa. Il nostro lavoro si è incentrato su un testo poetico nel quale uno dei tratti distintivi è la musicalità data da un particolare schema di rime. Ora, conoscendo la priorità che l’autore ha attribuito alla musicalità, per produrre una buona traduzione abbiamo dovuto necessariamente cercare di restituire lo schema di rime in questione. Considerando però le differenze tra le varie lingue, la riproduzione dell’intento musicale si sarebbe rivelata un’impresa ardua se avessimo cercato di rendere in tutto e per tutto il contenuto del testo di partenza. Ecco che la fedeltà al contenuto del testo di partenza, nel nostro caso, era controproducente poiché l’effetto da raggiungere, e sul quale basare il giudizio qualitativo, si trovava a un livello superiore rispetto alla semplice parola.

Da queste brevi riflessioni ci rendiamo conto di quanto la questione della qualità in traduzione sia complessa: dalla tipologia testuale, ai limiti del canale, fino alle intenzioni dell’autore dell’originale e allo scopo per cui viene realizzata la traduzione. Ma questo non è tutto: in un mondo interconnesso che cambia sempre più velocemente, anche la traduzione si trova ad affrontare nuove sfide. Pensiamo alla galoppante evoluzione dell’intelligenza artificiale o a determinate tendenze come la cancel culture, frutto di una mutata sensibilità della società contemporanea. Come si pone la traduzione di fronte a questi scenari? Come valutare la qualità di fronte a processi di riscrittura che eliminano aspetti scomodi della nostra storia passata? Ed infine: chi dovrebbe valutare la qualità nel caso di traduzioni commissionate ‘‘alla fonte’’ in paesi spinti dalla volontà di imporre all’estero la propria narrazione del mondo?

Bibliografia:

  • Byrne, J. (2012): Scientific and Technical Translation Explained.  Manchester & Kinderhook (NY): St. Jerome Publishing.
  • Lefevere, A. (1992a): Translation, Rewriting and the Manipulation of Literary Fame. London-New York: Routledge.
  • Reiss, K., Vermeer, H. (1984): Grundlegung einer allgemeinen Translationstheorie. Tübingen: Niemeyer.
  • Venuti, L. (1995): The Translators Invisibility: A History of Translation. London-New York: Routledge.

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Data di pubblicazione
17 ottobre 2024
Autore
Direzione generale della Traduzione
Servizio
Direzione generale della Traduzione
Lingua
  • inglese
  • italiano
Categoria EMT
  • Problemi della traduzione