I social media e i traduttori: un sondaggio - Commissione europea Passa ai contenuti principali
EMT Blog
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  • 1 luglio 2020
  • 8 min di lettura

I social media e i traduttori: un sondaggio

Di Rudy Loock, Université de Lille (Francia), corso di laurea magistrale in Traduction spécialisée multilingue (TSM). Tradotto in italiano dalle studentesse della LM in Traduzione Specialistica e Interpretariato di Conferenza che hanno partecipato al progetto “Laboratorio permanente di revisione testi in/sulla traduzione” (International Center for Research on Collaborative Translation, Università IULM).

Symbols of social media on keys of a keyboard

Strategia di Social Media Marketing, di https://todaytesting.com secondo CC BY 4.0

In fase di preparazione del nuovo quadro europeo di riferimento per le Lauree Magistrali in Traduzione, pubblicato poi nel 2017, si è molto discusso sulla necessità di includere la “competenza #24” riguardo “l’uso dei social media in maniera responsabile a scopi professionali” nell’area relativa alle competenze “personali e interpersonali”. Alcuni colleghi erano dell’idea che ciò fosse essenziale nel ventunesimo secolo, mentre altri sostenevano che si può essere bravi professionisti nel settore della traduzione anche senza avere un profilo sui social media.  La seconda opinione è sicuramente valida, ma una delle argomentazioni principali di coloro che erano favorevoli all’inclusione della competenza #24 era che i traduttori, in particolar modo i traduttori freelance, hanno una comunità molto attiva sui social media e saper usare i social a scopo professionale può sicuramente rappresentare una marcia in più nel mercato del settore: da questo la necessità di una formazione specifica nei corsi universitari di traduzione. I professionisti forniscono regolarmente consigli sull’uso efficace dei social media (si veda ad esempio The Little Book of Social Media Marketing for Translators: Network - Learn - Profit di Nicolas Adams, disponibile online, o le pubblicazioni di vari blog, come questa). Inoltre, i ricercatori nell’ambito dei Translation Studies hanno recentemente iniziato ad analizzare la questione, come descritto da Renée Desjardins nel suo libro Translation and Social Media: In Theory, in Training and in Professional Practice, pubblicato nel 2017.

Image of the competence framework with number 24 on social media highlighted

 

Al fine di valutare l’importanza della formazione sull’uso dei social nei percorsi accademici di traduzione, era necessario indagare sulla presenza dei traduttori professionisti online. Per far comprendere agli studenti perché è importante essere attivi sui social media, e ciò che si può guadagnare da tale attività, è essenziale fargli conoscere chi è presente adesso sulle piattaforme, con quale obiettivo, e di quali opportunità i professionisti possono davvero beneficiare. Per rispondere a queste domande, è stato condotto un sondaggio online nella primavera del 2020 (indovinate… tramite i social). In questo blog troverete i risultati del sondaggio nel dettaglio e i dibattiti a riguardo. 

Chi ha risposto al sondaggio?

Il sondaggio, intitolato Social media and translators, è stato pubblicato online ad aprile 2020 tramite i Moduli Google e conteneva 14 domande. Le risposte erano del tutto anonime e non erano richiesti dettagli di carattere personale. Il sondaggio è circolato tramite i social media (LinkedIn e Twitter) ed è stato disponibile per un mese. Sono state raccolte in totale 188 risposte.

La maggior parte degli intervistati sono traduttori freelance (81,7%), con l’8,6% di dipendenti di un’agenzia o azienda privata e il 5,9% di dipendenti pubblici. La maggior parte si trova in Europa (85,4%), l’8,1% in Nord America, il 2,7% in Sud America, l’1,6% in Asia e l’1,1% in Africa e Australia. Il fatto che ci sia una particolare prevalenza a livello geografico è probabilmente dovuto agli account di LinkedIn e Twitter utilizzati inizialmente per far circolare il sondaggio. La maggior parte degli utenti ha un’età compresa tra i 26 e 39 anni (39,8%) oppure tra i 40 e i 54 anni (38,7%), mentre solo il 15,6% e il 5,9% ha rispettivamente più di 55 anni e meno di 25. Oltre ai social media, il 41,4% possiede un sito web professionale, ma il 43% non ha né un sito né un blog; ciò significa che i social sono la loro unica forma di presenza online. Solo una minoranza ha sia un blog sia un sito web professionale (11,3%).

Quali social media?

Esistono molti tipi di social media: alcuni hanno decisamente un taglio professionale (ad esempio, LinkedInViadeo), mentre altri vengono spesso considerati esclusivamente di intrattenimento (ad esempio, FacebookTwitter, InstagramWhatsapp). Nessuno di questi,  eccetto The Open Mic, è stato creato specificatamente per i traduttori e gli interpreti (freelance). Per questo l’indagine su quale social media sia preferito dai traduttori, su quali vengano scelti per raggiungere determinati obiettivi professionali, e su quali siano veramente utili a tale scopo è risultata particolarmente interessante. Il grafico qui sotto riporta i risultati ottenuti. I cinque social media più utilizzati dai traduttori sono: LinkedIn (91,9 %), Facebook (81,2 %), Twitter (68,8 %), WhatsApp (66,1 %) e Instagram (49,5 %). Per quanto riguarda l’utilizzo a scopo professionale, i risultati sono gli stessi, anche se con percentuali minori e non nello stesso ordine: l’88,2% dei traduttori utilizza LinkedIn a livello professionale, al secondo posto Twitter con il 53,8%, mentre Facebook è utilizzato a fini professionali solo dal 44,1% dei traduttori (cioè solo la metà dei traduttori che possiedono un account Facebook). Al quarto e al quinto posto troviamo Whatsapp (21%) e Instagram (14%), il che potrebbe sembrare strano, ma dimostra chiaramente che i traduttori tendono a mantenere una presenza professionale su diversi social. In totale, i partecipanti al sondaggio hanno una media di 4,3 account attivi sui social network.

Per quanto concerne l’effettivo contributo dei social al raggiungimento dei loro obiettivi professionali, i risultati non sono cambiati molto: LinkedIn si trova ancora al primo posto con il 75,8%, Twitter al secondo con il 38,2% e Facebook al terzo con il 26,3%; Whatsapp invece ora si trova in quarta posizione con il 7,5% e, inaspettatamente, Academia (una piattaforma privata per gli accademici) figura al quinto posto, con il 3,2% dei partecipanti che conferma l’efficacia del sito nel favorire il raggiungimento dei propri obiettivi personali (seppur ci siano molti accademici in disaccordo sull’uso dei social; vedi per esempio quiqui). Questo dato potrebbe sorprendere, in quanto spesso si dice che i professionisti non hanno nulla a che fare con la ricerca accademica nel campo della linguistica o dei translation studies

Per quanto riguarda Facebook, Twitter e anche LinkedIn, si evince una discrepanza tra gli utenti dei social media e la percentuale che ritiene di averne beneficiato dal punto di vista professionale; ciò significa che non tutti i traduttori traggono vantaggio dalla loro presenza online.

È bene sottolineare che circa il 10% dei partecipanti al sondaggio ha citato altri social: primo fra tutti Xing, considerato il rivale tedesco di LinkedIn. Altre piattaforme citate in misura minore sono state ProZTranslatorsCafé.

Graph with usage of social media by translators

Social media e traduzione: quale usare?

A quale scopo?

I traduttori professionisti usano i social media per diversi motivi. I principali sono: confrontarsi con i colleghi (79%), cercare informazioni (78,5%) e restare aggiornati sul settore (66,7%); in misura minore vengono usati per la ricerca di clienti diretti (52,2%) o di agenzie/Language Service Providers (LSP) (40,3%) con cui lavorare. Solo in rari casi i traduttori usano i social per trovare colleghi a cui affidare lavori di traduzione (10,2%) o stagisti (1,7%), ma ciò può derivare dal fatto che la maggior parte dei partecipanti al sondaggio sono traduttori freelance (81,7%). Infine, è stato rilevato che un quarto dei traduttori usa le piattaforme social per la propria formazione e che il 16% condivide con altri membri della community le proprie attività quotidiane. Sotto la categoria ‘Altro’, i partecipanti hanno scritto di parlare delle conferenze a cui partecipano, di cercare informazioni sul loro ambito di specializzazione, di discutere di terminologia o di promuovere le proprie pubblicazioni.

In generale, c’è una forte corrispondenza tra le aspettative (‘imiei obiettivi professionali sono’) e i risultati (‘sono già riuscito a’), con l’eccezione dell’uso dei social media per trovare lavoro (clienti diretti e agenzie/Language Service Providers con cui lavorare). Si noti che sette intervistati (3,7%) hanno specificato che i social media non li hanno mai aiutati a raggiungere i loro obiettivi professionali, e uno ha risposto che il contributo di queste piattaforme è stato solo minimo.

Graph with percentages of what translators use social media for

Social media e traduzione: a che scopo?

In media, la maggior parte dei traduttori professionisti trascorre tra le 5 e le 10 ore a settimana sui social media e ha la sensazione che tale investimento sia utile, ma solo in una certa misura: solo lo 0,5% ritiene che i social siano una perdita di tempo, mentre il 34,9% li considera una buona opportunità, ma nulla di più; una percentuale simile (32,8%) va oltre e pensa che siano un buon investimento per la propria carriera. Solo il 17,2% ritiene che la presenza sui social media sia necessaria.

Graph Social media and translators – how long do they use it for per week?

Social media e traduzione: per quanto tempo?

Graph with opinion of translators about social media

Social media e traduzione: opinione

La maggior parte dei partecipanti al sondaggio non ha ricevuto una formazione in merito all’uso dei social media per scopi professionali (79,6%) e meno della metà (47,9%) è d’accordo o pienamente d’accordo sul fatto di conoscere a sufficienza la legislazione sull’uso dei social a scopi lavorativi (riservatezza, proprietà intellettuale, integrità...). Il 33,3% degli intervistati, invece, non è né d'accordo né in disaccordo. Non sorprende che l’81,2% sia d’accordo o molto d’accordo sulla necessità di fornire agli studenti una formazione specifica sull’uso professionale dei social, mentre solo l’1% è (totalmente) in disaccordo.

Graph Social media and translators - training

Social media e traduzione: formazione

Graph Social media and translators - legislation knowledge

Social media e traduzione: conoscenza della legislazione

Graph Social media and translators - necessity for student training

Social media e traduzione: importanza per la formazione degli studenti

Conclusioni

Il sondaggio dimostra che i social media hanno trovato il loro posto nella quotidianità dei traduttori professionisti, con una media di 4,3 account per professionista e almeno 5 ore di presenza online per la maggior parte di loro. Alla luce di ciò che si può ottenere grazie a questa attività online, soprattutto in termini di informazioni relative all’industria della traduzione e agli sviluppi tecnologici, è giusto sottolineare che i futuri professionisti dovrebbero essere formati sull’uso dei social in ambito lavorativo. La presenza della competenza #24, “Utilizzare i social media in modo responsabile per scopi professionali”, nel quadro di riferimento dell’EMT appare quindi giustificata.

Bibliografia

Adams, Nicole Y. 2013. The Little Book of Social Media Marketing for Translators: Network – Learn – Profit. North Charleston, SC, United States: CreateSpace Independent Publishing Platform. Consultabile online.

Desjardins, Renée. 2017. Translation and Social Media: In Theory, in Training and in Professional Practice. London: Palgrave.

Grassili, Chiara. 2015. The Ultimate Guide to Social Media for Translators. Post sul blog  A Translator’s Thoughtshttps://translatorthoughts.com/2015/10/social-media-for-translators/.

 

Vorrei ringraziare le 188 persone che si sono prese del tempo per rispondere al sondaggio online. I miei ringraziamenti vanno anche a Charles Eddy, che ha revisionato il questionario, e a Joss Moorkens, che ha revisionato il post sul blog.

 

[i] Si potrebbe dibattere sul tema WhatsApp: social media o piattaforma di messaggistica? A quanto pare non esiste una e una sola opinione sul tema e ci sono argomenti sia a favore sia contro il considerare WhatsApp un social. Noi lo abbiamo comunque considerato nel nostro questionario.

 

Dettagli

Data di pubblicazione
1 luglio 2020
Lingua
  • neerlandese
  • inglese
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  • italiano
  • lettone
Categoria EMT
  • Competenze di traduzione